Tutela del Saarloos WolfHund in Italia
EDUCAZIONE NATURALE
In questa sezione non troverete nulla che abbia a che fare con le metodologie addestrative di moda, ma, esclusivamente ciò che la Vita Naturale insegna ai nostri Fratelli Cani. Le uniche regole da seguire sono: il rispetto, la pazienza, la saldezza di nervi, la coerenza, la dolcezza e non da ultimo, uno sviscerato amore per gli Animali.
Premessa
Tutto ciò che è naturale è spontaneo.Tutto ciò che è spontaneo è istintivo.Tutto ciò che è istintivo è profondo.
Solo tramite la genuinità delle espressioni è possibile comunicare con il prossimo. Più riusciamo ad usare un linguaggio naturale, più chi abbiamo di fronte riesce a capire il senso dei nostri intendimenti.
Il Cane è un animale con capacità altamente sociali e perciò
perfettamente in grado di interagire con altri animali.
Creato dall’Uomo per poterne sfruttare le indiscutibili attitudini
di ambientamento, è divenuto un elemento chiave della vita
odierna.
Nei molti anni passati accanto all’Uomo, pur avendo ampliato la
propria capacità di apprendimento, immagazzinando esperienze
preziose, il Cane, è riuscito a mantenere la propria semplicità di
linguaggio, ed è per questo che non è difficile parlare con
Lui.
Parlare con un Cane vuol dire aprire la sincerità che è nel
nostro profondo. Un Cane legge nei nostri movimenti, nella tensione
delle nostre nervature, nella dolcezza delle nostre parole,
nell’odore del nostro corpo e risponde a ciò che vede e a ciò che
sente.
Non sarà mai possibile ingannare un Cane, perché Lui sa leggere
dentro di noi.
Nella selezione della razze, l’Uomo ha voluto marcare o meno alcune qualità del suo Amico, a seconda delle proprie necessità, selezionando il livello di crescita che maggiormente racchiudeva dette qualità. Quando parliamo di livello di crescita vuol dire che ci stiamo riferendo agli stadi evolutivi comprensivi di crescita caratteriale e ruolo gerarchico, il passaggio delle varie fasi da neonato ad adulto. Basandoci proprio su queste caratteristiche, sarà ancora più facile comunicare con il Cane.
La teoria neotenica
Il termine neotenia vuol dire: permanenza nel soggetto adulto di caratteri fisici e mentali più o meno infantili (a seconda dello stadio di appartenenza) rispetto al lupo (sviluppo completo). Konrad Lorenz è stato il primo ad elaborare la teoria e, i biologi Lorna e Raymond Coppinger , ad applicarla all’evoluzione delle razze canine.
1° stadio – neo-natale: dalla nascita ai primi quaranta giorni, circa, di vita. L’aspetto fisico del cucciolo mostra le stesse caratteristiche del suo antenato, il lupo, nel primo mese dalla sua venuta al mondo. Il cranio è tondeggiante, il muso è corto e alquanto rugoso, le orecchie sono piccole, pendenti e attaccate alla testa, il corpo è tozzo e l’andatura del passo goffa. Il suo unico interesse è stare con la mamma e i fratelli, il mondo esterno non lo attira.
2° stadio – ludico: verso la fine del secondo mese di vita, l’interesse per ciò che sta al di fuori della sfera famigliare, comincia a suscitare un rimarchevole interesse; il cucciolo prende coraggio e affronta la curiosità. Il suo aspetto fisico è meno infantile, il muso comincia ad allungarsi, le rughe scompaiono, le orecchie rimangano pendenti ma si ingrandiscono, la stabilità nella camminata è notevolmente migliorata. Questa età è paragonabile al momento della permanenza nella zona del randez vous, situata appena fuori della tana, dei cuccioli di lupo all’età di otto/dieci settimane. In questo stadio i cuccioli prendono confidenza con gli oggetti, li raccolgano, li assaggiano e li portano dentro la tana; cominciano a giocare con i fratelli e misurano le possibilità di errore. Non conoscendo ancora i propri limiti, iniziano le piccole sfide, sempre sotto forma di gioco, e imparano a moderare la forza.
3° stadio – parata: siamo intorno al quinto mese di vita. Morfologicamente i cuccioli iniziano ad assomigliare all’adulto, le orecchie sono semi-erette o addirittura erette, il muso allungato si affina, i movimenti sono più sciolti. Anche nei loro interessi ci sono delle variazioni, iniziano a testare i livelli gerarchici del branco, trovano stimolante rincorrere e superare tutto ciò che si muove. Non sono più legati solo al territorio casalingo, ma amano spaziare e osare. Ciò non toglie che siano ancora molto dipendente dalla famiglia. Il cucciolo di lupo ha, in questa fase, intorno ai sette/otto mesi, la dentizione è completa, il pelo estivo ha lasciato il posto a quello invernale e comincia a seguire il branco negli spostamenti.
4° stadio - tallonatore : siamo vicini alla crescita psico-fisica completa, la corporatura del giovane cane assomiglia molto a quella del lupo. Anche nel carattere si può definire maturo, l’unica cosa, che non acquisirà mai e che ancora lo tiene lontano dalla conclusione e gli permette il raggiungimento dello sviluppo del lupo, è la volontà di separarsi dal branco nativo per la formazione di un proprio nucleo famigliare. È questo lo stadio in cui il lupo inizia a partecipare alle cacce, riconosce appieno il livello gerarchico del clan e ne accetta le regole, è ancora fortemente dipendente da esso e, al momento, non risponde agli stimoli sessuali (che lo porterebbero alla formazione di una famiglia propria). Il suo completamento si avrà in un quinto stadio, stadio che il cane non raggiunge neanche nelle razze più primitive. È lo stadio del tallonatore quello conclusivo della crescita psico-fisica del cane.
Detto ciò, inseriamo alcuni esempi di razze canine negli stadi sopra elencati. Nel 1° stadio dovremo ricercare cani dalla testa tonda, il muso schiacciato e rugoso, dalle orecchie pendenti o fortemente tondeggianti, la corporatura tozza: carlino, chihuahua, pechinese, boxer, ecc. . Il carattere di questi esemplari sarà di dipendenza dalla famiglia e dalla casa. Avremo degli eterni infanti pronti e vivaci nel loro ambiente o comunque in presenza del loro capo-branco. Ma avremo anche soggetti che non conoscono l’inibizione a mordere poiché ancora non hanno vissuto il secondo stadio evolutivo, stadio in cui attraverso il gioco inizieranno a misurarsi con i fratelli. Se questi soggetti possiederanno, nella loro genetica, saldezza di nervi, non mostreranno problemi di adattamento alla vita fuori casa e, dentro casa, non avranno paura degli estranei; se invece, nel loro carattere primeggerà l’insicurezza, data da una tempra psicologia insufficiente, non concepiranno mai un’esistenza che non sia nella propria dimora o comunque dove non ci sia mamma o papà con loro o almeno uno dei fratelli; si mostreranno ritrosi verso chi non conoscono; tenderanno a tenersi alla larga da qualsiasi cosa possa creargli un problema; rifuggiranno lo stress e reagiranno aggressivamente alla paura. Da non tralasciare una precisazione: logicamente alcune di queste razze appartengono ad una prima parte della fase, altre ad una seconda e così via, via fin verso la conclusione. Una curiosità che può chiarire il concetto: il chihuahua presenta un cranio a cupola che, a volte, può non essere completamente ossificato, la lacuna è chiamata ‘molera’ (caratteristica che ricorda la famosa ‘fontanella aperta’ dei neonati sapiens); il boxer presenta una corporatura assai più sviluppata e una consapevolezza della sua possanza, come un cane che appartiene ad una prima parte della seconda fase, ma non avendo vissuto questa seconda fase, non è inibito nei comportamenti e ciò lo conduce a travolgere chiunque gli si trovi davanti e a giocare senza limiti.
Nel 2° stadio dovremo ricercare cani ancora dalla testa tonda ma il muso più allungato, le orecchie cadenti, mancanza di rughe, andatura più stabile, un’irrefrenabile voglia di giocare e coscienza del significato di possesso: maremmano, rottweiler, golden retriever… Nella prima parte di questa fase troviamo le razze prettamente dipendenti dal territorio famigliare. Razze che acuiscono l’istinto alla guardia e di conseguenza la possessività e la diffidenza. Hanno bisogno di un capo-branco che sappia essere un punto di riferimento tangibile (deciso e paziente), altrimenti il loro essere un grande piccolo cucciolo che non sa dosare bene le proprie forze e non conosce completamente la gerarchia finale, ma solo quella di mamma, può creare alcuni problemi se incontra, sulla sua strada, un proprietario debole. Andando avanti, la voglia di interagire con quel che c’è al di là della porta (appena fuori del giardino), si fa più forte del voler rimanere a casa, così come, è molto marcata, il desiderio di giocare e di portare, a chicchessia, un legnetto, una pallina e cose del genere, per imbastire un gioco senza fine. Troviamo qui collocato il Golden, un fanciullo-adolescente a cui l’uomo ha sopito l’aggressività e la possessività, lasciando via libera alla docilità e al temperamento.
Nel 3° stadio iniziano ad arrivare i cani da caccia e i conduttori di greggi. Le teste sono allungate, le orecchie semi-erette o erette, l’andatura sciolta e agile, nel carattere inizia a formarsi il vero concetto gerarchico di branco. Avremo cani capaci di rincorrere, raggiungere e accerchiare gli oggetti e/o gli animali in movimento. Nel cane da caccia l’ottimo fiuto è aiutato dalla formazione delle orecchie: lunghe più delle altre razze, quando il cane china il capo a terra per la ricerca della traccia, esse, cadendo in avanti, formano una specie di imbuto che incanala l’odore, questo rende più facile la ricerca. Anche al cane da caccia è stata sopita la possessività per ovvie ragioni. Avremo poi i Border Collie, maestri nell’accerchiamento, e andando ancora avanti al congiungimento degli stadi, razze tipo i Pastori Belga, Pastori Tedeschi, cani cioè, che ormai assomigliano del tutto all’esemplare adulto, ma che portano ancora dentro se stessi un legame forte verso la famiglia, legame di dipendenza e affetto che sarà molto fievole nello stadio successivo.
Nel 4° stadio troviamo le razze nordiche e le razze primitive, ossia tutti quei cani che amano la libertà, gli ampi spazi, quei cani che non hanno un legame viscerale con l’uomo ma esclusivamente di rispetto gerarchico; non hanno bisogno di una mamma o di un papà, ma di qualcuno che sappia dir loro qual è il compito da svolgere, senza tante moine o smancerie. Possiedono un forte spirito di coesione sociale (ricordiamo le ineguagliabili mute dei cani nordici) e sono instancabili inseguitori (teniamo a mente il lavoro dei cani levrieri che si lanciano alla rincorsa sfrenata della preda – anche se meccanica).
In conclusione agli esempi riportati, vorrei aggiungere un’ulteriore spiegazione di alcune caratteristiche fisiche che ci aiutano ad individuare il grado d’infantilità del soggetto che abbiamo di fronte. I musi corti e le teste tonde, le rughe, gli occhi grandi e le orecchie piccole cadenti, sono segni di massima neotenia. Tutti coloro che s’innamorano di cani con queste caratteristiche sono alla ricerca dell’infante. Anche il colore degli occhi è determinante: pensiamo al celeste glaciale del Siberian o al giallo del Lupo e confrontiamolo con il marrone scuro delle altre razze, marrone che è sempre più scuro man mano che si procede a ritroso nella scala neotenica. Si dice che l’occhio scuro esprima dolcezza e ‘umanità’. Vorrei riportare un esempio che potrebbe apparire sciocco o fuori luogo, ma che di fatto non lo è: nei disegni animati, tutti i personaggi buoni, hanno gli occhi grandi e neri, viceversa i cattivi li hanno chiari. E che dire dell’abbaio? Il Lupo non sa abbaiare, sa emettere degli uggiolii (che usa per manifestare inferiorità o gioisità) e sa ululare (per radunare il branco o segnalare la sua posizione). Nella scala neotenica passiamo dall’abbaio acuto del chihuahua al poderoso del Montagna dei Pirenei, al meno forte del setter e via, via fino al verso particolare dell’Husky.
Quando decidiamo di accompagnarci ad un cane, dobbiamo sapere che tipo di partner avremo accanto, in tal modo non pretenderemo l’impossibile. Per poter condurre con Lui un’esistenza pacifica, dobbiamo comportarci in maniera corretta, rispettando le sue doti caratteriali e comunicando nella stessa lingua. Viene da sé che ogni azione sgradita del nostro amico non è dipendente dalla sua volontà, ma dall’educazione che noi gli abbiamo impartito. Ogni sua azione inaspettata non è frutto di pazzia, ma di una nostra superficiale valutazione. Esempio: dire che il Maremmano è un ottimo cane per una famiglia con bambini, che vive in una casetta col giardino, è giusto, perché appartenendo, il Maremmano, alla fase delle zone randez vous, in lui non esiste istinto predatorio (come potrebbe, altrimenti, vivere a stretto contatto con le pecore?); e le regole da rispettare sono quelle di mamma e papà (in questa fase non conoscono i rapporti gerarchici con altri elementi che non siano gli stretti famigliari, la scalata gerarchica inizia nel 3° stadio). Il Maremmano, per ciò, è un protettore del territorio e di tutto quel che vi è all’interno; non si sognerebbe mai di aggredire un membro del branco perché ha rispetto-dipendenza del suo clan. E in più, non avendo il bisogno di cacciare per sopravvivere (età dello svezzamento, il cibo viene riportato dagli adulti e rigurgitato ai piccoli che sono rimasti nelle zone randez vous in attesa), non è nella sua natura essere un predatore, per cui il bambino che corre via è solo una pecorella a cui impedire di scappare; il Maremmano è quindi, anche un cane che vive piacevolmente in giardino, non chiede molte attenzioni perché per crescita neotenica, è fiducioso nel ritorno a casa del branco che si è allontanato in cerca di cibo. È un cane a cui piace la compagnia ma non soffre la solitudine. E allora perché tante brutte storie sui cani Maremmani? Perché le persone che si accompagnano a questi cani, non hanno chiari in mente i concetti di branco e di crescita nel rispetto degli individui. Prendono in casa con loro, il candido cane bianco scambiandolo per un morbido peluche, non pensando che quel pupazzetto ha bisogno di un papà e di una mamma da rispettare e a cui appoggiarsi. Di un punto saldo, di un branco equilibrato.
Non è che un esempio, ma se pensiamo bene a tutto quel che fino a questo momento si è detto, non è difficile capire perché un cane a cui manchi una base solida, una figura protettiva (intesa come forza caratteriale) possa crescere disorientato. Spesso questo scombussolamento comporta che sia il soggetto in questione a dover prendere in mano le redini del branco, perché per lui è impossibile crescere e sopravvivere senza punti fermi. Ne consegue che, persone deboli, non dovrebbero mai prendere in casa con loro un cane, perché non potendo essere un riferimento, non possono far altro che crescere un animale in maniera squilibrata.
Purtroppo però, la superbia e il bisogno di compagnia, proprie delle persone di cui sopra, ha la meglio sul senso di responsabilità, così, per sentirsi adulti, questi omuncoli fanno il grande passo e comprano, invece che il tamagogi, un cagnolino in carne, ossa e anima. Con l’andar del tempo e con il sopraggiungere dei problemi di convivenza, i neo-tutori si affidano alle menti eccelse dei tecnici-periti comportamentisti. Questi non sono altro che ottimi uomini d’affari, che hanno imparato a memoria le regole della psico-dialettica. Sono abili nel dire esattamente quel che il cliente vuole sentirsi dire, in modo e maniera da far risultare che tutto quel che il cliente pensa, è giusto, e che se il cane non risponde alle aspettative, non è colpa del proprietario, ma del cane irriconoscente, geloso, dispettoso e, perché no, anche un po’ pazzo. Alla faccia degli studiosi che si sono impegnati a trascrivere i loro appunti, per lasciarci un indizio di comunicazione con questi animali tanto utili e tanto cari.
Tratto dal libro “Alfa questa sconosciuta” Barbara Tullio, Paolo Caldora
Il branco
La consapevolezza della potenza dell’unione, muove gli animali sociali, ad aggregarsi fra loro.
Il branco – l’unione fa la forza La saggezza dei lupi sta nell’unirsi per sopravvivere e per continuare a lasciare le proprie impronte sulla terra
Quel che spinge un animale a formare un branco, dipende da fattori vitali. Il nutrimento - un lupo da solo può uccidere un cervo, correndo molti rischi e impegnando notevole fatica; un cervo pesa circa 70 kg. e a lui ne bastano una decina per nutrirsi; con una simile preda quindi si possono soddisfare 7/8 soggetti. Un alce del peso di 400 kg. circa può sfamare un intero branco per giorni e giorni. La difesa del territorio - è fondamentale per la sopravvivenza tenere lontani dalla tana e dal cibo altri predatori. La delimitazione del territorio, viene segnalata dai lupi, con rimarchi odorosi e visivi. Se un estraneo irrompe nel territorio, l’ostilità nei suoi confronti, da parte del branco, può degenerare nell’uccisione dell’intruso, solo nel caso in cui quest’ultimo, non sceglie la fuga. La difesa della cucciolata - dalla progenie deriva la nuova forza. Tutti i membri del branco collaborano per il sostentamento della femmina Alfa - mamma dei cuccioli - e dei suoi piccoli.
Il branco - Animali rispettosi della legge e delle autorità. L’intera vita di un lupo è motivata da un altissimo senso altruistico, tipico di animale perfettamente socializzato. Quest’individuo ha livelli di integrazioni così completi da indurre comportamenti rischiosi per il singolo quando il branco è in pericolo. Il lupo sa che il gruppo è la sua fonte vitale.
L’ordine e la disciplina. La legge a cui il lupo si sottomette e che si impegna di rispettare, è durissima… come la lotta per la sopravvivenza.
La gerarchia fra i membri del clan è molto rigida; esiste una graduatoria maschile e una femminile, e ancora una fra i gregari. Dopo i lupi Alfa, maschio e femmina, è il lupo Beta. Gli altri sono subordinati. La leadership di Alfa è difficilmente messa in discussione e, con il passare del tempo, si fortifica sempre più. Molti cuccioli crescono sotto il suo patriarcato e con il crescere, aumenta l’affetto e il rispetto per lui. Durante il periodo riproduttivo, la tensione aumenta; la maggior parte dei conflitti, viene risolta con lotte ritualizzate oppure con l’accanimento di alcuni individui contro uno dei contendenti, che in tal caso si sottomette immediatamente riportando il minimo dei danni. Quando il leader muore o decade per vecchiaia, si crea una pericolosa instabilità. Il lupo Beta è il nuovo capo per diritto, ma i legami con gli altri membri possono non essere così saldi da permettergli l’ascesa al trono, così non riuscendo a mantenere un’unione stabile, può decidere di staccarsi da essi o parte di essi e formare con i seguaci un nuovo branco.
Come riconoscere il livello gerarchico? Il leader è l’espressione della dominanza. È l’unico in grado di prendere decisioni importanti come: la direzione di caccia. È la protezione del branco e del territorio. È la volontà e la capacità di farlo. È la coscienza di agire tenendo a mente la possibilità di poter essere messo in discussione. È particolarmente aggressivo verso gli estranei, ma anche il primo ad invitare amichevolmente alla distensione gli altri membri del branco nei periodi difficili (inverno). Insieme alla fem. Alfa, in linea di massima, forma l’unica coppia in grado di procreare. La fem. Alfa è più determinata e aggressiva del suo compagno. Durante i giorni dell’accoppiamento allontana le altre femmine dal branco. È possibile che conceda al maschio Beta di essere il padre dei suoi cuccioli. Può accadere che la responsabilità del governare affievolisca le capacità sessuali del maschio Alfa, a quel punto è concesso il subentro del maschio Beta. Il maschio Beta, forte e dominante anch’egli, è meno amichevole nei confronti dei bassi ranghi, in quanto occupando un posto molto ambito (futuro leader), viene continuamente minacciato. Alcuni gregari vivono una situazione conflittuale, in continuo mutamento, alla ricerca di un primo posto. Capita così che si allontanano per unirsi ad altri solitari, magari femmine, e danno corpo al loro branco. I più giovani invece, ancora acerbi, rimangono volentieri. Offrendosi come balie, sono molto ben tollerati. Nelle zuffe si alleano mostrando una spiccata aggressività, e spesso acquistano livelli. I cuccioli sono ben voluti da tutti, rappresentano la forza emergente; hanno verso tutto il branco un atteggiamento sottomesso, e questo inibisce chiunque.
La scissione di un branco può avvenire per motivi di: - sovraffollamento - più di 10 elementi in un territorio scarso di selvaggina; - nel periodo degli amori - non potendo soddisfare il proprio istinto, i giovani lupi decidono di staccarsi per andare alla ricerca di una compagna e dar vita, a loro volta, ad un nuovo nucleo familiare. I legami affettivi che hanno stretto con il vecchio branco, possono però rimanere forti. Incontrandosi nuovamente, può accadere che le due famiglie si riuniscano in un grande branco o comunque vivano a stretto contatto nel rispetto gli uni degli altri; - per l'allontanamento di un elemento particolare che potrebbe creare disarmonia nell'equilibrio.
La struttura sociale richiede un grado di interazione elevatissimo: la collaborazione nella caccia (scelta la preda più debole - vecchia, malata, ferita – la isolano e la accerchiano, in due la immobilizzano dalla coda e dal collo – spesso rompono la colonna, recidono la giugulare e l’agonia della preda termina – e gli altri la finiscono); il rigurgitare il cibo una volta rientrati al campo base (per la fem. Alfa quando ancora è in fase di allattamento, per i cuccioli in età di svezzamento); l’aggressività verso gli esterni e verso chi non si confà alle regole (aggressione che può degenerare nell’uccisione dell’aggredito, solo nel caso in cui quest’ultimo non sceglie la fuga); la scalata al vertice da parte di chi si sente in grado di affrontare la prova (ciò accade se viene a mancare uno dei leader, per evitare che il branco possa finire nel caos) e la fiducia che alcuni compagni ripongono in chi osa, fino a seguirlo nella scissione se serve, dal gruppo; il mettere in discussione il diretto superiore per arrivare ad avere un posto di maggior riguardo, il che significa cibo di miglior qualità e più considerazione (saranno così solo i più forti ad occupare posti di vitale importanza); il comportamento altruistico di collaborazione… tutto ciò fa del lupo un esempio di armonia ed equilibrio.
L’ordine sociale è affidato esclusivamente alla trasmissione di messaggi.
Tali interazioni sono consentite da un sistema di comunicazione complesso e allo stesso tempo semplice e naturale. L’ordine sociale è affidato esclusivamente alla trasmissione di messaggi. L’ugual messaggio, a seconda della posizione gerarchica, richiede una diversa forza di trasmissione. Quel che il leader comunica con un cenno, da un subalterno deve essere trasmesso con forza ed insistenza. In un solo atteggiamento, in un solo vocalizzo, possono essere racchiuse: azioni, intenzioni, dialoghi. Per fare un paragone con una specie animale più complessa, oserei dire che, quel che il lupo manifesta in un’espressione, all’essere umano non basterebbero dieci frasi per riuscire a presentarne il concetto di base. È come se il lupo, per comunicare con i suoi simili, usasse solo delle parole chiave, parole che possono essere chiaramente mimate o pronunciate, parole scritte su semplici cartelli, cartelli di cui ne è l’espressione concreta. Quante parole, frasi e cartelli occorrono all’uomo, per parlare con gli altri uomini?
La grammatica lupina, non è altro che l’insieme di segnali olfattivi, visivi, uditivi e tattili, combinati in modo e maniera tale, da poter esprimere un’intenzione, un’emozione, una richiesta o un avvertimento… è una combinazione di notizie che rende operante il funzionamento di un codice antico. I segnali, nella loro globalità, o singolarmente presi, permettono al soggetto che si attiva, o ai soggetti che si attivano, di captare: una situazione di pericolo o l’avvicinarsi di un amico, un individuo ferito, una preda, un invasore… un territorio ostile, un territorio di caccia, il proprio territorio… una manifestazione di: soddisfazione o insoddisfazione, eccitazione o nervosismo, contentezza o paura, dominanza o sottomissione… un richiamo: a riunirsi, a giocare, a prepararsi per la caccia o a difendere il territorio… una richiesta: d’aiuto, d’attenzione, una sfida… una disponibilità ad occuparsi di qualcuno: protezione, nutrimento, cure parentali… in poche parole, tutto quello di cui un individuo abbisogna per sopravvivere. . Segnali olfattivi - l’olfatto è estremamente sviluppato e di vitale importanza: per stanare la preda, per conoscere un simile, per riconoscere un membro del branco, per segnare il territorio, per evitare invasioni, per camuffarsi… Segnali visivi - per imporsi; per sottomettersi; per evitare uno scontro; per esprimere stati d’animo… Segnali uditivi - per manifestare soddisfazione, insoddisfazione, eccitazione, contentezza, paura, dominanza, nervosismo; per riunire il branco, richiamare l’attenzione, chiedere aiuto, invitare a giocare… Segnali meccanici o tattili - leccamenti per pulire le ferite, per chiedere cibo, per mostrarsi inferiore, per conoscersi; toccate per giocare, per sfidarsi, per dominanza, per richiesta, per insicurezza... Segnali amichevoli - insieme di movimenti rilassati per esprimere benevolenza. La reale evoluzione si ha quando è possibile trasmettere alle generazioni successive, quanto il singolo individuo è riuscito ad apprendere.
“Apprendimento = mutamento individuale temporaneo o definitivo di un modulo comportamentale innato dovuto alle esperienze fatte a contatto con l’ambiente”.
I messaggi vengono formulati, in una lingua semplice si, ma forte ed efficiente.
La natura sociale del lupo, questa sua evoluzione per la vita di branco, con le necessarie qualità “sociali” (la capacità di comunicare, di vivere fianco a fianco, di sopire la propria aggressività impulsiva, di collaborare per l’allevamento dei cuccioli, di cooperare nella caccia), ha consentito lo sviluppo del processo evolutivo da lupo a cane.
Tratto dal libro “Alfa questa sconosciuta” Barbara Tullio, Paolo Caldora.
Dopo aver letto con attenzione i due articoli sopra segnalati,
vi sarete accorti di come è semplice la mente di un Cane,
applicando la straordinaria naturalità che presenta, a questo punto
vi rimarrà facile capire perché un Cane segue il suo Leader al
fianco, o cammina leggermente dietro di lui, oppure perché lo
precede. Sarà facile capire perché non ha problemi a rimanere a
casa da solo o ne ha a rimanervi. Sarà facile capire perché ad una
certa età ama mordicchiare tutto ciò che sventola, e capire quando
sta usando la bocca per giocare o per fermare. Sarà facile capire
perché i Cani non possono essere tutti amici, ma possono essere
tolleranti vicini. Sarà facile capire perché le pantofole e tutto
ciò che viene lasciato in giro, il Cane si sente in diritto di
portare nel suo posticino preferito… e andando avanti, oltre la
semplice vita quotidiana, sarà facile capire perché il tuo Cane con
te affronta un percorso ad ostacoli o affronta un esame più
complesso come può essere una prova IPO… e vi sarà facile capire
perché non tutti i Cani sono uguali, non tutti riescono a fare
tutto, perché alcuni eccellono in alcune cose e sono carenti se non
totalmente deficitari in altre. Vi sarà facile capire l’importanza
del premio e del rimprovero, ugualmente importanti e
costruttivi.
Mai confondere l’educazione familiare con l’insegnamento di
esercizi addestrativi, e mai confondere l’ammaestramento con
l’insegnamento.
Tutte le metologie di comunicazione studiate da alcuni anni,
dialogano con il Cane attraverso schemi, questo porta a privare il
Cane della sua capacità di relazionarsi con un Animale diverso da
lui.
Lezione n°1
Per prima cosa dobbiamo essere in grado di riconoscere il
livello di crescita neotenico del nostro Fratello Cane, al fine di
porci in maniera corretta dinnanzi a lui.
Le razze sicuramente ci aiutano ad avere un’idea approssimativa, ma
non sottovalutiamo mai la singolarità propria di ogni
individuo.
La conoscenza del livello di crescita mentale è fondamentale, dato
che, se ci troviamo di fronte ad un piccolo adulto, dovremo
comportarci in un modo, se ci troviamo invece di fronte ad un
eterno PeterPan, dovremo comportarci in maniera diametralmente
opposta. Ma in entrambi i casi dobbiamo essere per lui la guida a
cui affidarsi.
Bene! Accertata la natura di Fratello Cane, siamo pronti per cominciare.
Parlando di linguaggio naturale, andiamo a porci le prime
domande:
perché un cucciolo si accoda alle gambe di mamma?... la risposta è
semplice: perché è la sua fonte di vita; perché un cucciolo
dovrebbe seguirci?... perché ha perso la sua mamma e cerca di
identificarla in noi; cosa chiede un cucciolo alla sua mamma?...
cibo, amore e protezione.
Cosa apprendiamo da queste risposte?... che dovremo essere il faro
di Fratello Cane. Prendendoci l’impegno di accudirlo, di crescerlo,
educarlo e assisterlo in tutto, abbiamo nei suoi confronti un
obbligo che va ben oltre il sacrificio.
Appurata la coscienziosità nel nostro operato, caliamoci nei
panni di ‘mamma’ o per meglio dire in quelli ‘lupo-balia’.
La balia di fatto si prende cura dell’infante in assenza di mamma,
parimenti il lupo-balia, si prende cura dei cuccioli in assenza di
mamma. I cuccioli seguono lupo-balia come se seguissero la loro
mamma, e questo perché egli elargisce loro, cibo, amore e
protezione.
Riconosciamo i primi atteggiamenti di intesa fra i cuccioli e le
mamma, fra i cuccioli e le balie.
I cuccioli in natura leccano la loro guida sulla labbra per avere
cibo, i cuccioli nati con l’uomo, leccano le sue mani per avere
cibo. Le mani dell’uomo sono l’alter-ego della bocca del lupo; le
mani dell’uomo porgono il cibo al cucciolo come fa la vera mamma
usando la bocca. La mano dell’uomo che contiene cibo, odora di
cibo, e normalmente per evitare che questo fuoriesca, la mano viene
tenuta chiusa (pugno); nel momento in cui viene aperta, il cibo
appare e può essere consumato. Nulla di diverso dalla bocca della
mamma dei cuccioli.
Teniamo sempre a mente la similitudine fra le mani dell’uomo e la bocca di mamma-lupo.
Fermare il cucciolo che sta osando troppo, pulire il cucciolo
dalla sporcizia, dare sollievo alla sua pancina intasata, curargli
una ferita, ristabilire la temperatura corporea nel cucciolo
infreddolito.
Le mani dell’uomo, possono svolgere le stesse azioni.
L’unica grande differenza sta nella trasmissione di emozioni nei
movimenti: i movimenti dell’uomo possono essere ora fluidi e
delicati, ora rabbiosi e imprudenti, ora pacati e rassicuranti, ora
nervosi e insicuri. La bocca di mamma-lupo non sarà mai rabbiosa,
nervosa o insicura, la sola alternativa alla dolcezza che trasmette
è la determinazione. La fermezza di un atteggiamento infonde
sicurezza, al contrario di un atto nervoso che produce solo
sfiducia.
Credo che già riuscire ad acquisire la fiducia del nostro
piccolo Fratello Cane, non sia cosa da poco, per cui penso sia
opportuno fermarci qui e lavorare almeno un paio di settimane per
far si che ciò diventi una realtà.
Se in questo periodo di tempo avremo lavorato in modo naturalmente
degno, vi do appuntamento per la prossima lezione, ove ci porremo
l’interrogativo del perché un cane dovrebbe eseguire una chiamata e
una condotta al piede. E se vi rimane un po’ di tempo, vi invito a
leggere ‘Alfa, questa sconosciuta’, un libro nel quale descriviamo
il passaggio da Lupo a Cane e le similitudini, ancora molto vive,
fra loro. A dicembre 2010 è prevista la pubblicazione della seconda
parte di questo lavoro: "Lupi allo Specchio - Ascoltando la
Natura.
Buon lavoro!
Lezione n° 2
Non esiste una regola magica capace di rompere l’incantesimo fatto dalla strega cattiva al cucciolo che, nonostante la grande bontà mostrata nei suoi confronti dai suoi compagni umani, lo rende inspiegabilmente dominante, disubbidiente e incredibilmente irriconoscente, tanto da far venire l’esaurimento nervoso, ai suoi accompagnatori, il solo pensiero di portarlo a spasso o di scioglierlo in un prato, oppure, in opposto all’esaurimento, li induce alla totale incoscienza, compagna del menefreghismo, di gironzolare fra le strade e di disciogliere poi in un prato, una creatura senza controllo.
Se anche i vostri pensieri sono questi, siete ad anni luci dall’acquisizione di una conoscenza del Naturale.
- in America e nei paesi del Nord, se un cane, anche solo accidentalmente, graffia un passante, viene soppresso
Per prima cosa, essere buoni nei confronti di qualcuno non vuol
dire fare il suo bene. Spesso ci si nasconde dietro al buonismo per
camuffare una forma esagerata di egoismo e di insicurezza. Chi si
professa buono, molto spesso non lo è, molto spesso ‘la sua
ragione’ sta nel fatto che non vuole mettersi in discussione, il
che porta a non dover combattere contro la propria coscienza.
La persona egoista/insicura è disposta a soprassedere su tante cose
sbagliate e solo se messa alle strette, aggira la causa del
problema curandone esclusivamente l’effetto. È più facile
convincersi del fatto che ad uno spirito libero, quale un cane
nordico, o ad un cacciatore, quale un setter, o ad un piccolo
terrier, è innaturale dare un’educazione, che accettare il fatto
che l’uomo e il cane di questa situazione non siano un branco. La
caccia si fa insieme, le esplorazioni si fanno insieme. L’indirizzo
di caccia e di perlustrazione li dà il leader.
Voler bene a qualcuno, vuol dire provvedere al suo bene, agire
per il suo bene; accettare il suo essere per quello che è e non per
quello che si vorrebbe che fosse, il che non esclude che bisogna
dar lui un indirizzo di vita sociale. Voler bene vuol dire avere
rispetto.
Il pensiero del buonista, non è un pensiero che include il
rispetto, né di se, tantomeno degli altri. E allora, come può un
Animale che basa la sua sopravvivenza sul rispetto avere
considerazione di una persona così?
Perché un cucciolo corre incontro alla sua mamma felice e festante?... perché un subalterno corre incontro al suo leader felice e festante come un cucciolo?... perché in natura non c’è bisogno di un giardino recintato per non far allontanare i membri del branco dalla zone rendez-vous?... perché in natura, cuccioli e adulti seguono il leader senza bisogno del guinzaglio?...
Fratello Cane non è diverso da Fratello Lupo se non dal suo livello di crescita neotenico, ma che sia un piccolo adulto o un eterno PeterPan, ha sempre rispetto del suo leader.
In natura, il leader non si accuccia all’arrivo dei subalterni,
scodinzola semmai, assume degli atteggiamenti che esprimono
contentezza, e, nel momento della riunione, si esibisce con loro in
un rituale di danze. Spesso accade che i subalterni, si infilino
sotto il suo costato in atteggiamento di richiesta di protezione
che Egli è ben felice di elargire.
Al termine dei saluti, insieme si spostano e si incamminano - i
subalterni senza mai oltrepassare il leader - verso ‘le zone di
riposo’ per giocare o per godere l’un l’altro della reciproca
compagnia.
Ma all’origine di questo comportamento collettivo c’è un rispetto individuale e al contempo generale che non collima con il buonismo e il permissivismo, no, è un sentimento molto più intenso e naturalmente semplice che lega l’intero branco.
Tornando all’inizio della lezione, è facile capire come la regola magica non può essere altro che il rispetto. Viene da se annotare, che il cane che sovrasta il suo conduttore nella condotta e non risponde al richiamo di quest’ultimo, subisce un problema gerarchico.
Lezione n° 3
Abbiamo parlato delle zone di riposo, che altro non sono che il
giardino di casa. Leggendo gli stadi neotenici e riallacciandoci ai
discorsi appena fatti, sappiamo che Fratello Cane conosce il
restare a casa in attesa del rientro del leader.
E allora perché nelle famiglie cittadine a volte questo non
avviene?...
Voglio raccontarvi una storia vera:
‘C’era una volta un Maremmano, età sette mesi, che proprio non
digeriva il fatto di restare a casa quando la sua famiglia usciva…
mi viene subito da pensare che forse, quando loro erano assenti,
lui non si sentiva al sicuro, e se non si sentiva al sicuro, era
forse perché i suoi familiari non erano stati in grado di infondere
in lui la sicurezza del rientro; forse più volte si sono attardati;
forse alcune sere non sono rientrati… poi, un giorno, a far visita
al Maremmano vennero i ladri, e da quel momento in poi, le sue
proteste si moltiplicarono.
Fatto sta che la situazione, divenuta insostenibile, portò la
famiglia all’esasperazione e il Maremmano si rivoltò alla mano del
padrone.
Analizziamo i fatti:
il Maremmano è neotenicamente un secondo stadio, adora quindi stare
nel giardino di casa, cucciolone negli atteggiamenti e nelle
fattezze, davvero non è un leader. Non lo è nel dna e tanto meno
nella testa. È un fanciullone che se messo alle strette reagisce,
ma se può evita di buon grado. È un buon guardiano, ma all’età
giusta non a sette mesi.
In molti sono portati a trattare il grosso cane bianco come
tratterebbero un maltesino, viene da se, quale conflitto interiore
può provocare nella creatura. Questi atteggiamenti oltremodo
vezzosi nei suoi confronti lo inducono a credere nella sua forza di
leader. Ma leader non è, e quindi ecco che prende il via la
destabilizzazione. In più, se deve essere leader, è lui che deve
guidare il branco fuori casa… ve lo immaginate che squilibrio
interiore nel povero Maremmano?... non è leader per natura, ce lo
fanno credere e il branco esce senza di lui…
Rimasto a casa, all’età di sette mesi viene aggredito dai ladri…
povero maremmanino, lui che si credeva un leader, ma leader non
poteva essere, è stato brutalmente fatto rientrare nei ranghi… il
cucciolo tornato immediatamente cucciolo, non sentendosi protetto
da un branco cosa poteva fare, cosa poteva pensare se non ‘dov’è il
mio branco?’... di sicuro non era con lui!
Il Maremmano dopo pochi giorni di acuta osservazione da parte dei geni fra i geni della lampada, fra cui dottori con tanto di laurea, è stato soppresso con tanto di bollo: CANE CATTIVO.
L’attesa a casa, è una cosa naturale alla quale Fratello Cane è atavicamente abituato, se il branco ospitante è naturalmente equilibrato.
Esorto tutti a pensare prima di agire, e vi invito a riflettere una volta in più piuttosto che una in meno.
Lezione n°4
Esistono famiglie numerose e famiglie formate da soli due
componenti. Anche se sono dell’idea che il nucleo famigliare debba
restare sempre unito come concepisce la Natura, capisco che ciò
potrebbe, in alcuni casi, non accadere, è quindi utile abituare
Fratello Cane a familiarizzare con altri esseri umani, che potrà
riconoscere come membri di un branco amico confinante con il
territorio di sua appartenenza, e che, all’occorrenza, lo
ospiteranno nel loro.
Tutto deve sempre avvenire attraverso piccoli passaggi, in modo da
non far sentire il distacco dal nucleo familiare in maniera
incisiva. Non ha importanza il luogo ove avviene la conoscenza fra
i branchi, certo è che se questo è di comune familiarità è meglio,
ma dopotutto la differenza la fa esclusivamente il legame che si
creerà tra Fratello Cane e i nuovi amici.
Deve crearsi fra loro quella particolare forma di attaccamento che
già unisce il branco di appartenenza. Una forma di fiducia che
porta l’ospite a sentirsi a casa.
Lezione n°5
È ormai nota a tutti la sequenza educativa del lupo adulto che
rientra dalle cacce e rigurgita per i piccoli il cibo. E credo sia
nota a tutti anche la spartizione della preda catturata, fra i
soggetti del branco, divisa a seconda del ruolo di appartenenza:
alfa beta ecc ecc il lupo omega mangia per ultimo su concessione
degli altri.
È uso comune della gente comune tenere Fratello Cane lontano dalla
mensa. Non sono d’accordo.
È vero che in natura l’ultima ruota del carro mangia per ultima, ma
in una famiglia composta da animali più evoluti, non ritengo
necessario il dover relegare il cane nell’angolo al momento del
desco.
Ritenendo Fratello Cane un membro importante nel branco, un eterno
cucciolone da accudire ed educare, da proteggere e da amare, mi
piace l’idea di spartire con lui il mio cibo.
Seguendo l’idea del rigurgito al piccolo, mi piace spezzare il mio
pane con la creatura che ho accanto, mi fa sentire l’adulto che
rientra dalle cacce e, come primo pensiero, provvede ad accudire i
piccoli rimasti nelle zone rendez-vous.
Se fra me e il piccolo esiste rispetto non ci sarà irruenza da
parte del piccolo nel voler accaparrarsi del cibo, ci sarà invece
una forma di diligenza costruita esclusivamente su un fatto di
fiducia ‘il piccolo sa che riceverà cibo e non sarà con
l’insistenza delle leccate o delle zampate ad averlo… il lupo
adulto non elargisce cibo fino a che non si trova nel punto da lui
deciso.’
Nel momento in cui daremo la razione di pappa al nostro piccolo,
come fanno gli adulti o gli alfa con i subalterni, non andremo più
da lui a togliergliela, un adulto non ha ripensamenti, non gioca
con il cucciolo come fa il gattino con lucertolina quando la
cattura e la libera solo per catturarla ancora e così fino a che
non sarà stufo di giocare ai giochi di predazione.
La pappa elargita è del cucciolo e solo gli insicuri e gli stolti
vanno a mettere le mani nelle ciotole, curiosi di conoscere la
reazione, valutare il carattere e semmai discutere.
La reazione del cucciolo, nella migliore delle ipotesi, sarà di
avvertimento e di difesa della pappa, ringhierà e a ragione, nella
peggiore, se ne allontanerà sminuito nell’essere.
Domanda:
- mamma e papà hanno mai tolto la pappa al bambino e giocato a
togli e metti per valutare il carattere del proprio figlio e semmai
spanciarlo se questi urlava?
Lezione n°6
Nascono in una culla , dormono l’uno accanto all’altro
nell’incavo del grembo di mamma.
Sonnecchiano nelle zone rendez-vous non necessariamente vicini, ma
a vista.Al calare della notte si ritirano nella tana o rimangono lì
fuori, uno di fianco all’altro.
Quando il cucciolo entra in casa, ha appena lasciato mamma e fratelli, isolarlo al di fuori della stanza, è come rinnegarlo… un cucciolo tolto alla sua famiglia naturale o un adulto abbandonato dalla famiglia di appartenenza hanno bisogno del calore di un altro corpo per sentirsi parte di quel corpo e non ‘isolàno, isolato ed esule’.
Lezione n°7
Il gioco non è quel qualcosa che serve per ingannare il tempo
oppure quel qualcosa che va imbastito per far stancare l’amico
quattro-zampe, no assolutamente no. Il gioco ha per Fratello Cane
un valore, e più va avanti e più ne acquista, di vitale importanza.
Attraverso il gioco impara a comportarsi con il suo branco, impara
azioni che in un futuro potrà attuare per condurre una vita degna
di essere vissuta, impara a dosare le qualità caratteriali e a
trasformale in positività assoluta.
Il Lupo-Balia, sostituisce i genitori nell’insegnamento, quando
questi gli affidano i loro cuccioli. Noi siamo il Lupo-Balia che si
prenderà la briga di fare da precettore.
A seconda della razza a cui appartiene il nostro beniamino, i
nostri giochi dovranno diversificarsi: è inutile insegnare ad un
carlino la predazione, neotenicamente non raggiunge quello stadio
di crescita, e se amerà sgrullare i nostri pantaloni, non è un atto
predatorio che stiamo osservando.
Il fatto di sgrullare è si un atteggiamento di aggressività che può
scaturire conseguentemente alla stimolazione sulla perdazione, ma
solo se si passa al gioco della lotta. L’aggressività che il
carlino conosce per crescita neotenica è mostrata puramente nello
spintone e/o in un ipotetico abbaio acuto. L’aggressività scaturita
da un istinto di lotta, se il carlino in questione amerà lottare
con i nostri pantaloni, sarà un chiaro segnale di dominanza.
L’insegnamento della predazione sarà invece utile alla crescita di
un soggetto più evoluto appartenente a razze particolari fra le
quali sono da escludere quelle da presa, poiché in loro, il
passaggio al successivo livello, la lotta, è sempre in
agguato.
La predazione non è quel fantasma da esorcizzare di cui gli inetti
parlano, ma il semplice rincorrere qualcosa in movimento; la
predazione cessa nel momento di arresto del movimento. Giocare
sulla predazione fra un ostacolo e l’altro di un percorso di
agility o fra un albero e l’altro in un percorso naturale nel
bosco, è un tornare ai giochi d’infanzia dimenticati nel tempo che
fu. L'acchiapparella. Da non confondere gli atteggiamenti scatenati
con da una predazione con quelli scatenati da un richiamo sul
temperamento: una pallina che corre via, prima o poi si fermerà
rimanendo inanimata, se Fratello Cane sarà ancora interessato a lei
dopo che il moto è finito, non è predazione ma temperamento
(capacità di creare e di reagire ad uno stimolo esterno).
Il gioco della lotta deve includere il totale controllo e la conoscenza specifica del limite del dolore.
Il profano non deve assolutamente insegnare questo tipo di gioco a soggetti con capacità di sopportazione del dolore elevata e sensibilità bassa, il profano non dovrebbe neanche entrare in contatto con queste particolari razze e/o soggetti. La persona esperta invece è in grado, durante l’insegnamento, di favorire l’apprendimento del limite da non oltrepassare mai, facendo rimanere il gioco un gioco e non una conoscenza per il bagaglio culturale potenzialmente utile in una vita al di fuori di quella con l’uomo. Molto impegnativo l’insegnamento del riporto di oggetti, lavorati sia sulla predazione (sempre la razza e il particolare soggetto ci faranno da consiglieri) sia sul temperamento, richiedono tempo e pazienza se il rapporto fra noi e Fratello Cane non è corretto. E perché tralasciare la ricerca?... il primo senso che Fratello Cane mette in atto alla sua nascita è l’olfatto, veder lavorare il naso di un quattro-zampe, sentire quel tirare su e giù e quegli sbuffi da ciminiera, e musica per l’orecchio di chi sa ascoltare. E non da ultimo, l’unirsi in una condotta al piede dopo una stimolazione sulla predazione, o un richiamo sul temperamento o ad una richiesta di cibo.
Gli accenni fatti su particolari tipi di gioco, educheranno Fratello Cane sul rispetto dei ruoli gerarchici e sulla comunione d’intesa obbligatoria in un branco sano ed equilibrato.
Lezione n°8
Momenti di intimità che rafforzano il rapporto.
La ferita che abbiamo sulla mano e che Fratello Cane
incessantemente ci lecca, è una cura parentale. Se Fratello Cane
non tenesse alla nostra salute, non lo farebbe. Parimenti, il
nostro medicare una sua ferita, esprime considerazione per
lui.
Nel caso in cui Fratello Cane non accettasse una cura parentale, è
un chiaro segno di sfiducia nei confronti di chi la sta
effettuando.
Molte volte si dice ‘se il cane viene a chiederti attenzioni,
sinonimo in alcuni casi di cura parentale, devi ignorarlo, perché
devi essere sempre tu a decidere quando porre a lui attenzioni’.
Come sempre i luoghi comuni esprimono la totale ignoranza della
mente di chi li ha partoriti. Esiste l’atto di dominanza ed esiste
la richiesta di considerazione.
A tal proposito voglio fare una domanda : ‘se vostro figlio vi
chiede attenzioni per un malore o per semplice bisogno di un
contatto con voi che siete la sua Luce, lo rifiutate?’
È vero che bisogna saper leggere fra le righe e che capire un
animaletto della nostra stessa specie è più facile, ma è pur vero
che tanti bambini crescono nell’isolamento della propria stanza e
solo quando diventano grandi, rappresentano stimolo di
conversazione o oggetto di sfruttamento atto a sostituire le forze
perdute, finite fra le pagine di favole mai lette.
Non c’è da sbalordirsi se quel bambino di un tempo o il Fratello
Cane non più cucciolo, si rivoltano al bisogno di attenzioni della
Luce che non brilla più.
Carezzare Fratello Cane, prendersi cura di lui, gratifica e
nobilita la persona che compie l’azione, sempre che quest’azione
sia fatta per puro altruismo e con conoscenza dell’argomento.
Lezione n°9
La macchina. Diligenza per sicurezza.
Mi spiegherò con un esempio: ‘il neonato viene trasportato in
macchina, nell’apposito porte-enfant, da più grandino verrà
assicurato nel seggiolino per auto, e poi arrivato alla giusta età,
gli verrà insegnato a rimanere diligentemente seduto nel posto
passeggero del sedile posteriore al sedile del guidatore,
assicurato alla cintura di sicurezza.’
Non amo le cinture di sicurezza per Fratello Cane, non le trovo
adeguatamente sicure. Preferisco rimanere legata alla fase del
porte-enfant e dei seggiolini. Parlando di accessori PET , traduco
con trasportino, ossia un lettino viaggiante o cuccia se
preferite.
Se il trasportino proprio non è digerito dal bipede di Fratello
Cane, consiglio il vano posteriore ai sedili passeggeri posteriori
al guidatore.
Nella maniera più assoluta è concepibile la negligenza in auto. Non
ci sarà sempre qualcuno che possa farci da accompagnatore o da
guardiano o da orco capace di tenere a bada l’ineducato compagno
quattro-zampe… e se l’uscita fosse obbligatoria per necessità di
vita o di morte, come potremmo fare ? Se il nostro Fratello Cane
soffre la macchina, con un cucchiaino di zucchero prima di salirci,
gli passerà il mal di stomaco.
Lezione n°10
Il veterinario non è il mostruoso medico di noi fanciulli dell’epoca, che per farci stare buoni o farci mangiare tutto quel che ci veniva servito nel piatto, usavano come spauracchio. Il veterinario è un amico che ama i suoi pazienti e cerca di interpretarne al meglio le sintomatologie.
Quel che più disturba Fratello Cane dell’ambulatorio è forse un
odore molto particolare di disinfettante, ma non solo. Soprattutto
se la visita dal dottore viene effettuata esclusivamente in momenti
di malessere, questo può far associare il posto a qualcosa di
negativo. Se invece così non fosse, la negatività può essere
associata alla presenza di altri pazienti alquanto irrequieti, la
quale irrequietezza non deve essere necessariamente scaturita da un
malessere ma semplicemente dal fatto che fuori dal loro ambiente
non si sentano al sicuro, oppure, a causa del forte odore del luogo
(questa volta non di disinfettante) che non è altro che l’insieme
di tanti odori di animali (da non confondere con quella che molte
persone definiscono ‘puzza’).
L’olfatto del cane è di gran lunga più elevato di quello umano,
quindi non necessariamente i pazienti devono ‘puzzare’, basta
l’odore che viene emesso conseguentemente all’emozione vissuta.
Fratello Cane individua tutte le nostre ‘puzze’ derivate dallo
stress emotivo. Come per tutte le cose la miglior cura allo stress
è il riferimento sul quale contare per uscirne, il leader.
L’abitudine farà il resto.
Di grande aiuto all’accettare di essere manipolato da un estraneo
(che mette le mani dove normalmente nessuno le mette) è l’abitudine
ad essere maneggiato dal leader (un po’ come fa la mamma con i
cuccioli o il branco in generale nelle cure parentali per i
rinsaldi gerarchici).
Lezione n°11
Nella crescita di un individuo dobbiamo rispettare le fasi di
sviluppo dal punto di vista biologico, fisico e psichico, in
maniera naturale. Il neonato verrà alimentato con latte materno e
adeguatamente coccolato e tenuto al riparo da tutto e tutti.
Crescendo la sua alimentazione cambierà e così pure le esigenze di
relazione con il mondo ospitante, le cure della mamma, nonché le
sue attenzioni nei confronti della creatura che cresce.
Varierà l’alimentazione trasformandosi in più complessa, diminuendo
nel primo alimento all’epoca della nascita indispensabile ed
insostituibile, il latte, ampliandosi in qualità e quantità di
altri generi alimentari. E di pari passo, muteranno le attenzione
dovutegli e da lui richieste.
Un adulto non potrà sostenersi mangiando solo latte e non avrà
più bisogno di continue attenzioni da parte della mamma.
Le cure necessarie per un neonato, un domani, in età diversa,
possono degenerate, se mantenute allo stesso livello, in
coercizione o sottomissione.
Ma anche se esistono alcune similitudini indiscutibili fra uomo e cane, il grado di evoluzione finale, fa la grande differenza fra le due specie animali. Fratello Cane non sarà mai un ingegnere, anzi, non riuscirà neanche a fare la prima elementare. Saprà aspettare a casa il ritorno di mamma, preferendo si il seguirla nelle uscite, ma accettando diligentemente il restare. Amerà i momenti di intimità ma capirà che c’è un momento per ogni cosa. Saprà comportarsi correttamente in strada, seguendo il piede di chi lo guida, saprà comportarsi correttamente in casa con ospiti identificati come ‘branchi amici’. Saprà partecipare a giochi ed iniziative comprensibili dal suo livello di sviluppo. Non saprà riconoscere i sensi di colpa degli esseri umani e i loro intriganti sotterfugi per raggirare la sua purezza. Non saprà obbedire ad un subalterno ma al contrario saprà educarlo come la natura gli ha insegnato. Non sarà in grado di capire un cambio repentino di abitudini ma saprà invece accettarlo se avvenuto in maniera graduale. Non sarà un eterno infante ma neanche un intellettuale!
Non esistono regole d’oro per convivere con un animaletto intellettualmente millenni indietro al sapiens, se non quelle ch’Egli conosce per via genetica.
Come sempre il rispetto delle anime, la semplicità nell’agire e la sicurezza della guida sinonimo di punto fermo a cui fare sempre affidamento e da cui imparare, fanno la differenza nell’educazione e nell’equilibrio di crescita.
Fonti:
http://www.ilcane.eu/benvenuti_nel_pianeta_cane.htm
Barbara Tullio e Paolo Caldora
Corso Scolastico di Specializzazione
Relazioni sul corso
2013/2014
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